Sunday 11 December 2011


“Alea iacta Est”, il dado è tratto, esclamò Ubaldo Capuzzimati, quindicenne brufoloso giocatore di Dungeons & Dragons, mentre faceva rotolare sul panno verde un venti facce per determinare se Brustolo, il suo Guerriero di ventiseiesimo livello, avesse colpito con la morning star (non morning wood) la faccia della povera cocatrice sua avversaria.
Ma non è di questo che vogliamo parlarvi oggi, miei nerdissimi amanti del latte di soia e degli osservatori astronomici, bensì del Celin Dion della catalogna, lo Stanlio blaugrana: Luis Enrique.

Ok, non ce ne sbatte un cazzo di nulla del calcio, siamo chiari, ma come trascurare le vicende di quest’uomo dalla faccia di chi sta emettendo perennemente flatulenze belle grosse dal retto?
Arrivato ad allenare una grossa squadra italiana, non si sa bene come e perché, ha passato tutta la sua gioventù a giocare in una squadretta qualsiasi, il Barcellona, e a ricevere gomitate in faccia da gente un po’ cafona, ma che dico cafona, massara, ma che dico massara, Massaro (di nome e di fatto), tanto da deturparlo e da fargli assumere l’aria da bonaccione alla “non picchiatemi vi prego, sono una brava ragazza tutta casa e chiesa” che lo contraddistingue ancora oggi.
Ora, io non dico tanto, ma visto che i risultati tardano ad arrivare, perché il Nostro non si dedica alla sua vera passione? Vi state chiedendo quale, miei augusti lettori? Ma come quale! L’imitatore di Totò!
Pare che fin dai tempi del Barcellona il buon Luis studi recitazione per riproporre sul grande schermo piccoli capolavori rivisitati del buon principe De Curtis. In anteprima abbiamo i primi titoli: Lulù contro Maciste; Lulù, Tottino e la mala femmina; e Lulù e Marcellino.
Caro Luis, Mister si nasce, e tu, francamente, non lo nascesti.
Punto, anzi, due punti! Alla prossima.

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