Saturday 15 December 2012


Un tempo ritenevo i miei gusti estremamente raffinati. Oggi so che non è così e, per adesso, tanto vi basti. Fatto sta che negli anni mi sono sciroppato più o meno tutta l'offerta di fiction televisiva dalle prime sortite di Linda Carter nei panni di Wonder Woman fino agli ultimissimi episodi di Fringe passando per camera caffè e con una predilezione verso tutto ciò che fosse animato. Un percorso che mi ha portato a scoprire come spesso ci si possa godere una serie prescindendo dalla sua effettiva qualità, innamorarsi di personaggi nonostante le storie che li vedono protagonisti, trovare spunti interessanti persino nel più trito dei copioni. Discutere di queste idiosincrasie del gusto è l'intento di questa nuova rubrica titolata, giustamente, :" mi guardo (anche) le peggio cazzate".

Apre le danze:"Smallville, un apologia dell'autocastrazione".

Se la vostra vita sociale ultimamente avesse perso di brio, se la disoccupazione vi stesse sorridendo o se un malanno di stagione vi avesse inchidato in casa non è poi così improbabile che nel primo pomeriggio di venerdì scorso abbiate visto, come me, l'ultimo episodio di Smallville. La definitiva conclusione di dieci anni di storie televisive intitolata subdolamente di suoi autori, sempre fiduciosi nella capacità di noi spettatori di capire le sfumature più sottili, semplicemente "Finale". Non so voi, ma io smallville, talvolta per lontananza del telecomando, l'ho visto tutto. Tutto. E posso garantirvi che la media della sottigliezza è esattamente questa. Nata dieci anni fa sotto la cattiva stella della causa legale tra la D.C e gli eredi dei creatori di superman la serie si ritrovava menomata ("castrata") in partenza degli elementi più iconici del personaggio,con un Budget per gli effetti speciali che permetteva al massimo un portatile con una copia di After effect pirata Clark Kent non avrebbe potuto volare, non avrebbe potuto indossare nessun tipo di costume che rimandasse anche solo vagamente a quello di superman e non avrebbo potuto essere chiamato in nessun caso Superboy. Questi limiti avrebbero potuto incendiare l'ambizione creativa di alcuni scrittori, ispirarli, spingerli verso nuove e più alte vette.A volte capita, stavolta no. E così l'intera serie sembra riflettere sia la frustrazione di dover essere un giorno Superman senza poter mai essere prima Superboy sia la totale mancanza di voglia di nascondere questa frustrazione. La necessità di ingoiare il rospo diventa quasi subito il fulcro morale della serie con "nessuna buona azione resterà impunita"  a fare da corollario, Il nostro Clark Kent se ne accorge rapidamente e la sua caratterizzazione ci offre un personaggio che non vorrebbe ingoiar alcunché finché non rimane l'ultima alternativa possibile, il risultato è un protagonista che non solo non sembra destinato a diventare nessuno dei superman che quasi settant'anni di storie a fumetti e non ci hanno offerto ma non sembra destinato a diventare niente. Ma Superman in se non è un personaggio facile da scrivere, rischia di essere noioso anche in mani capaci, e così spesso le sue storie hanno trovato forza nel vasto cast di personaggi secondari ,negli spunti che questo offriva, a partire dal cambio di prospettiva. Non è così in Smallville. Qua Clark si sente il centro del mondo e il mondo, costantemente, gli ricorda che è esattamente così, gira tutto intorno a lui, e il nostro, segretamente, se ne bea.E questo porta alla luce l'altro tema della serie, la masturbazione. Tutto quello che non è castrante o autocastrante  è direttamente masturbatorio. L'importante è che non sia sesso o soddisfazione. Valga come esempio Chloe Sullivan, personaggio inventato appositamente per la serie con la funzione principale di non essere pipata da Clark pur desiderandolo tantissimo. Guidata dalla repressione costante dei propri istinti sessuali la nostra arriverà a costruire una rete di sorveglianza su tutta Metropolis per aiutare Clark nella sua missione di aiutare il prossimo. Entro la fine riuscirà a accattarsi il secondo miglior arrivato , Freccia Verde, comunque belloccio e milardario ma non smetterà mai, neppure per un istante, di ricordare a chiunque, umano o alieno, quanto le bruci che con tutto quello che ha fatto per lui Clark non l'abbia mai schiacciata neanche una volta.
 E io, insieme a loro, a farmi male. Smallville comunque mi mancherà (almeno fino alla prossima replica).Rassicurante nel suo immobilismo che fa propria la lezione della scuola bonelli mi ha divertito per dieci anni con storie autoconclusive masturbatorie e archi narrativi castranti, promettendomi costantemente che un giorno avremmo fatto sesso assicurandosi poi che non succedesse mai, trasformando noi spettatori in tante Chloe ad aspettare che la nostra fedeltà un giorno venga ricompensata. Perchè ,nonostante tutti i suoi difetti ben evidenti, l'incapacità o la mancanza di volontà di creare tensione narrativa, la totale perdita di logica interna o coesione di alcuni episodi, i dialoghi triti, la morale sghemba non riescono a nascondere il successo più grande di questa serie: deludere sistematicamente e nella maniera più frustrante possibile qualsiasi forma di aspettativa abbia attivamente partecipato a creare. E questo non è poco.

1 comment:

  1. Quel poco che ho visto di Smalville mi trova del tutto d'accordo.
    Smisi di guardarlo non appena (e furono sufficienti poche puntate) mi accorsi che non aveva niente a che vedere con il "mio" Nembo Kid -poi rinominato Superman -.
    L'unica cosa che posso dire in difesa della serie è che ve ne sono di BEN PEGGIORI!
    UNA

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